lunedì 19 gennaio 2015

La storia della musica africana

In Africa, la musica non mira prioritariamente al relax, allo svago, all'intrattenimento - restando cosÏ tutto sommato opzionale - ma svolge svariate e fondamentali funzioni di natura informativa, educativa, culturale, etica e religiosa. La musica presiede ai momenti importanti della vita del singolo (nascita, circoncisione, iniziazione, matrimonio, malattia, morte e sepoltura), della comunità (commemorazioni, celebrazioni, riti, feste), di particolari associazioni e raggruppamenti in seno alla comunità (cacciatori, pescatori, pastori). Presiede all'educazione dei ragazzi e dei giovani e all'educazione delle ragazze e delle future madri. Ricapitola le tappe fondamentali della vita del gruppo e cementa la coesione e l'unione fra tutti i suoi membri. Rafforza il ruolo dei re e dei capi e facilita l'esternazione del rispetto e della gratitudine nei loro confronti











Gli strumenti musicali
Una descrizione di strumenti musicali africani non può essere esaustiva. Infatti, in un continente immenso qual è l'Africa la gamma delle risorse e culture musicali autoctone presenta una tale ricchezza di strumenti che è pressoché impossibile documentarsi totalmente.

Gli strumenti musicali africani possono essere classificati in quattro grandi "famiglie", di seguito descritte sinteticamente.

 
- Djembe, Senegal

 membranofoni
sono tutti i tipi di tamburi (cilindrici, tronco conici, a botte, a calice, a clessidra ecc.) e si basano sulla messa in vibrazione per frizione, percussione, pizzico o  pressione di membrane soggette a tensione mediante tiranti. Tali membrane sono in gran parte costituite da pelli animali. Prendono nomi diversi a seconda delle forme e delle zone: atumpan è, per esempio il tamburo Ashanti, darabukka è un tamburo arabo a calice, dundun è un tamburo a clessidra degli Yoruba nigeriani, sabar un tamburo a calice monopelle dei Wolof del Senegal ecc. (quello illustrato a lato è un djembe senegalese
 

- Fischietti e tamburi, Sudafrica
 aerofoni: si tratta degli strumenti a fiato in cui la materia vibrante principale è costituita dall'aria. Possono essere costruiti con canne o con semplici conchiglie oppure in legno o metallo. Si utilizzano anche bocchini e ancie. Note di altezza diversa possono essere ottenute grazie alla lunghezza degli strumenti e ai fori praticati nei tubi sonori. Tra gli aerofoni vi sono fischietti, flauti, oboe, trombe (tra cui il kakaki, una lunga tromba metallica degli Hausa del Niger e della Nigeria), clarinetti


  

-  Arco musicale, Burkina Faso

 cordofoni: tali strumenti suonano per la messa in vibrazione di una o più corde tese tra due punti fissi. Il più semplice è l'arco sonoro (ekibulenge per i Nande del Congo-Zaire), derivato direttamente dall'arco con il quale comunemente si scagliano le frecce. Le corde possono essere sfregate con un archetto, pizzicate, premute o percosse. I cordofoni comprendono arpe (enanga), cetre (o arpe-cetre come il mvet del Gabon e del Camerun), lire  e liuti. La cora, illustrata qui a lato, è lo strumento principale dei cantastorie (griot) della cultura Mandingo (Senegal, Mali, Guinea, Gambia): la cassa di risonanza è ricavata da una zucca su cui è tesa una pelle di vacca e sul suo manico di legno sono tese 21 corde

 

- Qraqeb e liuto, Marocco
 idiofoni: viene messo in vibrazione il materiale stesso con cui lo strumento è costruito (per esempio, legno o metallo). Possono essere sollecitati per sfregamento, percussione, pizzico, pressione, frizione, raschiamento. I più noti idiofoni sono: sanza o mbira (a lamelle metalliche o vegetali, xilofono (balafon, tipico della cultura Mandingo, detto marimba nella cultura Bantu, o ambira in Etiopia),
campane, sonagli, crotali (qraqeb per gli Gnawa del Marocco e shaqshaq in Algeria), tamburi a fessura.

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