lunedì 19 gennaio 2015

La storia della musica cinese


Nell’antica Cina la musica era considerata arte destinata a perfezionare l’educazione dei giovani. La musica non solo aveva funzione didattica ma veniva investita di significati metafisici; era infatti considerata parte di un complesso sistema cosmologico e dalla sua perfetta esecuzione si faceva derivare il delicato equilibrio fra il Cielo e la Terra, e quindi, per estensione, la stabilità dell’Impero.
Nel Liji "Memoriale dei riti", il sistema musicale cinese viene spiegato in base a 5 gradi fondamentali denominati gong (palazzo), shang (deliberazione), jiao (corno), zhi (prova), yu (ali) e viene fatto corrispondere ad altri "gruppi di cinque", fattori costitutivi e caratterizzanti la vita cosmica e umana. Così, per esempio, secondo tale sistema filosofico-musicale, la nota fondamentale gong (fa) corrisponde all’elemento terra, al punto cardinale centro, al colore giallo, al sapore dolce, al viscere cuore, al numero cinque, alla funzione imperatore ecc. Analogamente la nota shang (sol) rappresenta i ministri; la nota jiao (la) rappresenta il popolo; la nota zhi (do) e yu (re) rappresentano rispettivamente i servizi pubblici e l’insieme dei prodotti; oltre, naturalmente, a ulteriori parallelismi tra ciascuna nota e un elemento, un punto cardinale ecc.
La valenza magica attribuita ai suoni, le loro correlazioni cosmologiche e filosofiche possono spiegare certe peculiarità della musica cinese tradizionale; la sua lentezza e il suo mettere in evidenza la materialità di ciascun suono, come fonte di meditazione filosofica.
Il do, come dominante in una composizione musicale, stava a indicare che il pezzo era stato composto per cerimonie sacrificali dedicate al Cielo, mentre la nota re veniva impiegata nelle celebrazioni che riguardavano gli antenati e la primavera. Il sol poteva riferirsi soltanto a brani che concernevano la terra, mentre il la celebrava l’equinozio d’autunno, l’imperatrice e la luna.
http://digilander.libero.it/romagnani/Storia%20pdf/terza/La%20musica%20popolare.pdf





Strumenti della musica tradizionale cinese 

Gli strumenti musicali cinesi, alcuni con una storia di oltre tremila anni, si ritrovano, con piccole o grandi modifiche, in quasi tutti i Paesi dell’Asia meridionale e del Giappone. Presentiamo alcuni di questi strumenti che sono di uso comune sia nei concerti come nella musica di accompagnamento dell’Opera di Pechino o del teatro classico.

Strumenti ad arco 


Nella musica popolare cinese esistono diversi strumenti cordofoni, cioè dotati di corde, classificati come "liuti ad arco". I liuti cinesi a differenza di quelli europei sono spesso puntuti: hanno una parte appuntita che sporge nella sezione inferiore della cassa e hanno un manico lungo.

Erhu: è il conosciutissimo violino a due corde, come dice il nome cinese. Ha una cassa di risonanza costruita in legno di sandalo rosso coperta solitamente con pelle di serpente o di altri rettili. Viene suonato con un arco diritto, molto simile a quello del nostro violino, fornito di crini di cavallo che vengono però inseriti sotto le corde dello strumento.

Jinghu: un altro tipo di violino usato come strumento principale nella musica dell’Opera di Pechino. molto piccolo, quasi la metà dell’erhu, ha il risuonatore cilindrico rivestito di pelle di serpente o di rettile e il manico o collo, in bambù. Contrariamente al suo formato ridotto il Jinghu possiede un suono di volume sorprendente. Nell’Opera di Pechino ha la funzione di accompagnare il canto.

Sihu: violino identico nella struttura, nel materiale e nella forma all’erhu, eccetto il fatto di essere dotato di quattro corde invece di due.

Banhu (板胡, pinyin: bǎnhú) : fa parte della famiglia degli huqin. E' usato principalmente nella Cina settentrionale. Ban significa asse di legno e hu è l'abbreviazione di huqin.
Come i più conosciuti erhu e gaohu, il banhu ha due corde, viene tenuto verticalmente, e i crini passano tra le due corde. Il banhu differisce nella costruzione dall'erhu per il fatto che la cassa di risonanza è fatta in genere da una noce di cocco e invece di una pelle di serpente, comunemente usata per coprire la superficie degli strumenti huqin, il banhu usa una sottile lamina di legno.Il banhu è talvolta chiamato banghu, perché spesso usato nell'opera bangzi della Cina settentrionale.

Strumenti a pizzico 


Appartengono alla famiglia dei cordofoni come i precedenti, ma vengono suonati non per mezzo di archetti ma pizzicando le corde con le dita o con il plettro.

Pipa: il più popolare e conosciuto tra i liuti a pizzico della musica cinese. Il manico è il prolungamento della stessa cassa di risonanza. Ha un fondo panciuto che ricorda i nostri liuti del Rinascimento ed è fornito di testatura, cioè di ponticelli che sorreggono quattro corde di seta (nelle versioni moderne di metallo argentato) sul manico e sulla tavola. Quattro sottili piroli, ai lati nella parte alta del manico, mantengono tese le corde.

Yueqin: è la vera chitarra luna nella forma originale. Si tratta di uno strumento a tre corde, con corpo perfettamente rotondo e piatto, unito a un collo corto.

Ruan (), chiamato anche qin pipa (秦琵琶) e ruanxian (阮咸): chitarra a quattro corde. Attualmente è usata nella musica popolare cinese, per a solo e nelle orchestre. Nella cassa di risonanza vi sono due fori rotondi che si aprono sulla faccia superiore. Si tratta di una chitarra baritono.

Sanxian: liuto a tre corde dal collo lungo. Ha la cassa di risonanza formata da un cerchio ovale il legno ricoperto nelle due facce, anteriore e posteriore, di pelle di rettile, solitamente serpente.

Le cetre (strumenti senza manico le cui corde sono tese su tutta o quasi la lunghezza della cassa): le principali sono il qin e il zheng.

Qin: è tra gli strumenti cinesi il più studiato, in Cina e all’estero. Ha una cassa costituita da due tavole di legno, una superiore arcuata e una inferiore piatta. Inizialmente suonato sulle ginocchia, fu poi posato su di una tavola. Ha un unico ponticello che regge le sue 7 corde, tradizionalmente di seta. Si suona a pizzico con la punta delle dita e il pollice o con il plettro.

Zheng: è una cetra a ponticelli mobili con 13 corde. Le corde, tese su tutta la lunghezza della cassa di risonanza, passano su singoli ponticelli che l’interprete può spostare leggermente. Le dita della mano destra pizzicano le corde a destra dei ponticelli; l’appoggio della mano sinistra sulla parte libera della corda, a sinistra dei ponticelli, permette di fare vibrare e alzare l’intonazione della nota. Deriva dalla cetra se (a 25 corde, non più in uso) e viene talvolta definita una sua versione più piccola.
Nell’antichità la tecnica di esecuzione si distingueva nettamente dalle altre cetra per via del bastoncino che percuoteva le corde.

Strumenti a fiato 



Nella famiglia degli aerofoni, cioè di quelli strumenti il cui suono è prodotto dalle vibrazioni dell’aria, i più usati nelle orchestre di musica tradizionale cinese sono i flauti, le zampogne e gli organi a bocca.

Xiao: flauto diritto che vanta un’antichità di circa 3000 anni. Sotto le dinastie dei Sui (589-618) e dei Tang (618-907) era lo strumento principale dell’orchestra. Da due secoli i più famosi Xiao sono prodotti a Yubing nel Guizhou, ove esiste un particolare bambù che permette la costruzione di flauti dal timbro eccezionale, inalterabili nel tempo e inattaccabili dagli insetti.
Dizi: flauto traverso, è popolarissimo in Cina sia come strumento per a solo che come parte integrante di orchestre. Per moltissimo tempo costituì l’accompagnamento principale dell’Opera di Pechino. Formato da un pezzo di bambù con otto fori. ha il secondo foro coperto da un tessuto vegetale che rende il suo suono particolarmente dolce.

Suona: solitamente chiamato oboe cinese, ad ancia doppia, in realtà è una zampogna spesso usata per a solo, raramente per accompagnare il canto. Formato da un corpo centrale in legno duro, sagomato ad anelli, negli avvallamenti dei quali sono stati fatti otto fori. Il suona è simile a molte zampogne indiane e turche. Produce un suono forte e squillante.



Sheng: si tratta di un organo a bocca formato da un minimo di 14 e un massimo di 32 canne di bambù, ciascuna delle quali ha un foro. Le canne di differente lunghezza sono poste sopra un contenitore di metallo. Il suono si ottiene soffiando aria nel serbatoio-contenitore e regolando l’emissione nelle varie canne mediante i fori coperti dalle dita.

Hulusi (葫芦丝)葫芦丝): solitamente chiamato oboe cinese, ad ancia doppia, in realtà è una zampogna spesso usata per a solo, raramente per accompagnare il canto. Formato da un corpo centrale in legno duro, sagomato ad anelli, negli avvallamenti dei quali sono stati fatti otto fori.

La storia della musica italiana




La musica italiana spetta un posto centrale nella storia di musica del mondo. Infatti il suo influsso e' assai grande sullo sviluppo della vita musicale europea. Nel corso di secoli partirono tutte le azioni musicali dall'Italia. Le cause di cio' risiedono nelle pecularità storiche, nonche' nella naturale propensione musicale del popolo italiano.
Nel basso medioevo la musica italiana fece un ruolo decisivo nell'organizzazione del rito musicale della liturgia.
La musica del medioevo fu prevalentemente di carattere religioso. 
Nel Quattrocento porto' la frottola una ulteriore ascesa musicale. Cosí si chiamo' le varie canzoni popolaresche. 
Nella musica del Cinquecento copro’ un ruolo rilevante la lira, lo strumento piu’ diffuso di quell'epoca. 
Nel corso del Cinquecento sboccio’ un ramo fertile del canto polifonico nel campo del madrigale, che passo piu’ mute di stile. Nel Seicento la letteratura di violino. Dalla vita musicale del Settecento sono da menzionare due grandi sinfoniste: l'Antonio Vivaldi e Giovanni Battista Sammartini
Lo strumento nuovo dell'epoca nuova fu il pianoforte.
Come un genere autonomo si formo’ l'opera comica italiana, cioe’ l'opera buffa nella cerchia dei maestri napoletani. Le sue premesse furono trovabili anche le prime opere seriose, nelle forme di scene comiche, interludi e parodie. Il modello d' internazionale del genere nacque nel 1733, con La serva padrona di Pergolesi, poi incontro successi grandissimi nelle opere di Pergolesi, Piccini, Paisiello, Cimarosa e infine di W.A. Mozart.
La letteratura operistica della prima meta’ dell'Ottocento e’ stato dominato dalla grande figura di Gioacchino Rossini. Il suo primo lavoro brillante, Il Barbiere di Sevilla, sono stati seguiti da una intera serie dell'opere: dall'Otello, Cenerentola, Gazza Ladra, Conte d'Ory, Semiramide e poi il Guglielmo Tell, rammentato come la sommita’ della sua arte. Accanto al Rossini, le rappresentanti rilevanti della letteratura operistica italiana erano: Gaetano Donizetti e Vincenzo Bellini.
Il sommo compositore italiano, Giuseppe Verdi incontro’ il suo primo grande successo nel 1842 a Milano con il Nabucco, dalla musica della quale si sente l'esaltato entusiasmo patriotico dell'epoca. La sua arte dal Rigoletto ha pervenuto attraverso al Trovatore, Traviata, Un ballo in Maschera, La sforza del destino, Don Carlos e Aida (menzionando soltanto quelle piu’ note) all'Otello e al Falstaff, a questi due lavori meravigliosi della letteratura operistica.
Il compositore spiccato del termine dell'Ottocento era Giacomo Puccini. Le sue opere popolari (Manon Lescaut, Tosca, Madama Butterfly, Gianni Schicchi, La Boheme, La fanciulla del West, Turandot...) incontrarono successi senza precedenti.






Strumenti
La Zampogna:


La zampogna è diffusissima in Calabria, pur essendo presente in tutta la musica popolare europea, e la incontriamo durante le feste paesane, i pellegrinaggi, le manifestazioni folkloristiche e in tante occasioni religiose e profane.Il suono dolce della zampogna è dato dalle canne che essa presenta e da una sacca di pelle (otre) che serve come deposito di aria. In Calabria le zampogne sono a quattro o a cinque canne; l'otre è ricavata dalla pelle di pecora o capra e la sua dimensione è proporzionale a quella delle canne. Se ne trovano in Calabria di quattro tipi: surdulina, a chiave, a paro, moderna. 

Le Castagnette:
Sono composte da due parti concave di legno spesso ottenute da legno di limone tenute assieme da un pezzo di cordoncino che le unisce tramite buchi praticati nella parte superiore. In molte zone della Campania si fa tuttora differenza tra la castagnetta “maschio” che viene impugnata dalla mano destra, e la castagnetta “femmina” impugnata dalla sinistra. Le castagnette sono suonate dai danzatori per scandire il tempo durante il ballo sia della tammurriata che di alcune forme di tarantella. Sono di legno di ulivo, limone o arancio.


Lo Scetavaiasse (o violino dei poveri):


Consiste in un asse di legno che si appoggia alla spalla come un violino, e in una canna dentata, munita di dischetti di latta che, percorrendo l'asse come un archetto, emette un suono composito provocato dall'urto della dentellatura sul legno e dal tintinnìo dei dischetti.

Il Triccaballacche:


Generalmente impiegato per l’accompagnamento della tammurriata, è composto di tre martelletti di legno uniti in basso su una base di legno. Il martello centrale è fisso, mentre i laterali sono snodati in modo da agire liberi contro quello centrale. Esso viene appunto suonato battendo i martelletti laterali su quello centrale e il suono che ne deriva è accompagnato dallo stridere dei sonagli dislocati lungo i tre martelletti. Come per il putipù, viene generalmente impiegato per accompagnare il ritmo nell’esecuzione della tammurriata.


Il Friscaletto:


Il Friscaletto (fràutu, fischiettu, frischiettu, faraùtu o vescot) è uno strumento musicale a fiato, di origine greca, ricavato dalla sezione di una canna mediterranea, tagliata prima e dopo due nodi. Ha una lunghezza variabile dai 12 ai 30 cm, e un diametro di circa 1 o 2 cm. Lungo la canna vengono praticati sette fori principali, più altri due , piccolini, nella parte posteriore, per lo sfiato.

La storia della musica africana

In Africa, la musica non mira prioritariamente al relax, allo svago, all'intrattenimento - restando cosÏ tutto sommato opzionale - ma svolge svariate e fondamentali funzioni di natura informativa, educativa, culturale, etica e religiosa. La musica presiede ai momenti importanti della vita del singolo (nascita, circoncisione, iniziazione, matrimonio, malattia, morte e sepoltura), della comunità (commemorazioni, celebrazioni, riti, feste), di particolari associazioni e raggruppamenti in seno alla comunità (cacciatori, pescatori, pastori). Presiede all'educazione dei ragazzi e dei giovani e all'educazione delle ragazze e delle future madri. Ricapitola le tappe fondamentali della vita del gruppo e cementa la coesione e l'unione fra tutti i suoi membri. Rafforza il ruolo dei re e dei capi e facilita l'esternazione del rispetto e della gratitudine nei loro confronti











Gli strumenti musicali
Una descrizione di strumenti musicali africani non può essere esaustiva. Infatti, in un continente immenso qual è l'Africa la gamma delle risorse e culture musicali autoctone presenta una tale ricchezza di strumenti che è pressoché impossibile documentarsi totalmente.

Gli strumenti musicali africani possono essere classificati in quattro grandi "famiglie", di seguito descritte sinteticamente.

 
- Djembe, Senegal

 membranofoni
sono tutti i tipi di tamburi (cilindrici, tronco conici, a botte, a calice, a clessidra ecc.) e si basano sulla messa in vibrazione per frizione, percussione, pizzico o  pressione di membrane soggette a tensione mediante tiranti. Tali membrane sono in gran parte costituite da pelli animali. Prendono nomi diversi a seconda delle forme e delle zone: atumpan è, per esempio il tamburo Ashanti, darabukka è un tamburo arabo a calice, dundun è un tamburo a clessidra degli Yoruba nigeriani, sabar un tamburo a calice monopelle dei Wolof del Senegal ecc. (quello illustrato a lato è un djembe senegalese
 

- Fischietti e tamburi, Sudafrica
 aerofoni: si tratta degli strumenti a fiato in cui la materia vibrante principale è costituita dall'aria. Possono essere costruiti con canne o con semplici conchiglie oppure in legno o metallo. Si utilizzano anche bocchini e ancie. Note di altezza diversa possono essere ottenute grazie alla lunghezza degli strumenti e ai fori praticati nei tubi sonori. Tra gli aerofoni vi sono fischietti, flauti, oboe, trombe (tra cui il kakaki, una lunga tromba metallica degli Hausa del Niger e della Nigeria), clarinetti


  

-  Arco musicale, Burkina Faso

 cordofoni: tali strumenti suonano per la messa in vibrazione di una o più corde tese tra due punti fissi. Il più semplice è l'arco sonoro (ekibulenge per i Nande del Congo-Zaire), derivato direttamente dall'arco con il quale comunemente si scagliano le frecce. Le corde possono essere sfregate con un archetto, pizzicate, premute o percosse. I cordofoni comprendono arpe (enanga), cetre (o arpe-cetre come il mvet del Gabon e del Camerun), lire  e liuti. La cora, illustrata qui a lato, è lo strumento principale dei cantastorie (griot) della cultura Mandingo (Senegal, Mali, Guinea, Gambia): la cassa di risonanza è ricavata da una zucca su cui è tesa una pelle di vacca e sul suo manico di legno sono tese 21 corde

 

- Qraqeb e liuto, Marocco
 idiofoni: viene messo in vibrazione il materiale stesso con cui lo strumento è costruito (per esempio, legno o metallo). Possono essere sollecitati per sfregamento, percussione, pizzico, pressione, frizione, raschiamento. I più noti idiofoni sono: sanza o mbira (a lamelle metalliche o vegetali, xilofono (balafon, tipico della cultura Mandingo, detto marimba nella cultura Bantu, o ambira in Etiopia),
campane, sonagli, crotali (qraqeb per gli Gnawa del Marocco e shaqshaq in Algeria), tamburi a fessura.

La storia della musica indiana


La musica indiana è senz’altro una fra le più antiche del mondo e attualmente, anche fra le più vive. E’ interessante notare che malgrado il colonialismo europeo abbia provato ad interferire nella cultura indiana, in realtà non sia mai riuscito a lasciare una sua impronta musicale.


Inoltre la musica classica indiana contemporanea, è il risultato naturale di uno sviluppo graduale delle varie correnti locali e non il risultato dell’imposizione forzata proveniente da altri Paesi o da altre culture.
 La storia della musica indiana la si più suddividere in 4 periodi: il Periodo leggendario, il Periodo classico, il Periodo islamico e mongolo e il Periodo britannico. 

http://www.miracolidelleondesonore.it/Seconda_parte/AscoltoGeografia/15IndiaMisteriosa.html



“Strumenti musicali dell’India”

L’India ha prodotto nei secoli un’infinità di strumenti musicali che partono dalle antiche percussioni alla grande famiglia dei raffinati liuti, strumenti a fiato e tante altre innumerevoli categorie dalle forme e sonorità più svariate.
Alcuni rappresentanti della tradizione strumentale musicale dell’India, sono i seguenti:

Sitar

E’ una specie di liuto antico che in origine era dotato di tre corde (Si = 3 ) (Tar = Corde). 
 Il lungo manico è di legno, mentre la cassa acustica è costituita da una zucca tagliata a metà, svuotata e lasciata essiccare a lungo. Un sottile strato di legno è utilizzato come coperchio che diventerà poi la tavola armonica dello strumento. I ponti su cui poggiano le corde sono in osso di corna di cervo o di bufalo.

Tambura

E’ una specie di liuto bordone, come forma simile al Sitar ma privo di tasti incurvati lungo il manico. Le corde variano da quattro a sei, i modelli più sofisticati possono essere provvisti anche di una serie di corde simpatiche.
L’intonazione è regolata attraverso le chiavi o piroli che si trovano nella parte superiore del manico di legno e per rifinire l’accordatura sono utilizzati dei piccoli registri in osso posti alla base della tavola armonica. Il suono riprodotto dal Tampura è circolare ed armonioso. Solitamente viene suonato per creare un sottofondo (bordone) nei brani musicali strumentali e soprattutto per il canto. Oggigiorno si possono trovare svariati modelli di Tampura, anche dalle forme che si allontanano da quella più classica, più conosciuta.



Bansoori



Flauto in bambù con imboccatura traversa, tipico della musica classica indiana. Esistono diverse misure e secondo della misura, varia l’intonazione più o meno alta o bassa.